Martina, restaurant manager e cosmopolita

L’intervista di oggi è a Martina, trent’anni, proveniente dal un paese dell’Emilia Romagna, Ferrara. So che sei arrivata in Norvegia per la prima volta nel 2015.

Come mai hai scelto di venire in Norvegia?

In realtà non ho proprio scelto la Norvegia. A 25 anni sono diventata restaurant manager e la vita in Italia, per me, è diventata quasi subito troppo opprimente: troppe ore di lavoro, poco tempo per la mia vita personale e così ho iniziato ad inviare curricula in tutta Europa. Sentivo fin da ragazzina che il mio posto non sarebbe stato l’Italia e la chiamata per l’estero è arrivata. Mi ha contattato l’head chef del Frati restaurant che mi chiese di venire a Trondheim, inizialmente solo per tre mesi per un lavoro da chef de partie e così mi dissi che era una buona idea provare.

Io, il mio ex compagno e il nostro migliore amico comprammo un biglietto di sola andata e ci trasferimmo a Trondheim.

Hai sempre lavorato come chef qui in Norvegia?

Si ho sempre lavorato come chef. Io ho studiato all’istituto alberghiero e cucinare è la mia passione, il mio lavoro nella ristorazione è la mia passione.

Hai avuto anche esperienze lavorative in Italia? Se si, quali sono le maggiori differenze che hai riscontrato in campo lavorativo qui e in Italia?

Ho avuto molti lavori in Italia, tra stagioni estive e lavori in città durante l’inverno, posso dire che la maggiore differenza sono i contratti di lavoro. In Italia è difficile ottenere un buon contratto di lavoro mentre in Norvegia e quasi impossibile non ottenere un buon contratto di lavoro.

Qui si seguono le regole, sei tutelato e ben pagato e anche lavorando nella ristorazione hai una vita quasi normale: due giorni liberi la settimana, almeno un weekend al mese liberi e turni da 6 ore, massimo 8 ore con una paga nettamente superiore a quella italiana. E’ vero che la vita è più cara in Norvegia, ma qui sento che non arrivo quasi mai con l’acqua alla gola a fine mese e riesco anche ad avere dei risparmi che posso usare per viaggiare, avendo anche la possibilità di prendere ferie quasi ogni volta che voglio e questo significa che ho anche del tempo libero, in altre parole, la mia vita.

Nel 2018 sei partita per la Nuova Zelanda? Come mai questa nuova avventura? Nonostante la partenza, sei tornata in Norvegia, come mai?

Sono partita per la Nuova Zelanda perché era il mio sogno fin da ragazzina e ho voluto esaudirlo. E’ stata un’esperienza bellissima, ma i visti per poter lavorare sono cari ed è complicato ottenerli, quindi purtroppo sono dovuto uscire dal paese. Non avevo, però, nessuna intenzione di tornare in Italia e per fortuna ho potuto riavere il mio lavoro a Trondheim, per cui sono tornata.

Cosa apprezzi di più in generale della cultura e delle abitudini norvegesi? Cosa invece ti manca dell’Italia?

Amo questa città, ho vissuto qui abbastanza per farmi una “famiglia” qui, una cosa che mi mancava terribilmente dall’Italia. Amo la natura e la semplicità della vita qui. Dei norvegesi apprezzo il loro essere diretti, il loro non lamentarsi di ogni cosa, il sistema meritocratico e il rispetto delle regole.

Dell’Italia mi manca il caldo, il buon cibo, la famiglia e i prezzi bassi.

Se dovessi consigliare ad un connazionale che vuole trasferirsi in Norvegia come muoversi, quali sarebbero i tuoi consigli?

Se dovessi dare dei consigli a qualcuno, gli direi che prima di venire in Norvegia è importante prendere contatti per un lavoro e una casa già prima di partire e iniziare subito a fare le carte per il D-nummer e la tax card. Poi consiglierei di non essere troppo chiusi di mente, ma di viversi la cultura e le persone. I norvegesi non sono freddi, a volte poco aperti, ma una volta che si aprono sono delle persone splendide.